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Newsletter n. 9 del 18 luglio 2019

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Sommario

Lo Studio Lana Lagostena Bassi ottiene un decreto ingiuntivo contro il Ministero della Salute.

Lo Studio Lana Lagostena Bassi ha il piacere di annunciare che è stato emesso un decreto ingiuntivo nei confronti del Ministero della Salute il quale, ancora oggi, tarda a tenere fede agli impegni assunti con l’art. 27 bis del d. legge 90/2014 (convertito in legge 114 dell’11 agosto 2014), in tema di ‘equa riparazione’.
Ed infatti, nonostante l’adesione di alcuni soggetti emodanneggiati, lo Stato tarda a pagare, a tutt’oggi la (modesta) somma di € 100.000 che si era impegnato a corrispondere entro il 31 dicembre 2017.
Si tratta di una iniziativa ‘pilota’ promossa dallo Studio Lana Lagostena Bassi, frutto del continuo sforzo dei suoi componenenti e volto promuovere sempre nuove azioni, giudiziali e stragiudiziali, per la tutela degli interessi dei soggetti danneggiati da emoderivati.

Sangue infetto: la Corte d’Appello di Roma conferma l’orientamento sulla compensatio lucri cum damno.

La Corte d’Appello di Roma, negli scorsi giorni, ha pronunciato l’ennesima sentenza di condanna nei confronti del Ministero della Salute, in materia di sangue infetto, confermando il diritto degli eredi ad ottenere il risarcimento dei danni conseguenti al decesso di un uomo che aveva contratto l’epatite a seguito di emotasfusione.
In particolare, per quello che ci interessa, la Corte ha rigettato l’eccezione – sistematicamente sollevata dal Ministero della Salute – secondo cui non sarebbe possibile cumulare il risarcimento dei danni con l’indennizzo accordato ai sensi della l. 210/1992, poichè così facendo si assisterebbe ad una duplicazione delle singole voci di danno.
Sul tema, la Corte di Appello ha avuto modo di precisare , però, che spetta al Ministero fornire in giudizio la prova di avere corrisposto l’indennizzo sopra richiamato; ove, come nel caso di specie, questi non lo faccia, l’eccezione non può essere accolta, “in mancanza di riscontri in merito all’effettiva erogazione del beneficio”.
Si tratta di una pronuncia molto importante poichè volta ad affermare, ancora una volta, i criteri in materia di onere della prova processuale che il Ministero della Salute, sovente, tenta di sovvertire, a scapito dei danneggiati da sangue infetto.

Non commette reato il padre che autoriduce l’assegno in favore del figlio.

Nella vicenda esaminata dalla Cassazione Penale (Cass. Pen., sez. VI, n. 29896 dell’8 luglio 2019), un padre, tenuto al versamento dell’assegno di mantenimento per il figlio, aveva versato una somma minore rispetto a quella determinate dal giudice in sede civile.
L’ex compagna, collocataria prevalente del minore, aveva agito innanzi al giudice penale chiedendo che egli fosse condannato ai sensi dell’art. 570, comma 2, n. 2 c.p. (rubricato “violazione degli obblighi si assistenza familiare”).
Ebbene, la Cassazione ha chiarito che, per dirsi integrato il reato in parola, occorre che l’inadempimento del genitore sia ‘serio e significativo’. Per cui, in applicazione del principio sopra esposto, il versamento dell’assegno di mantenimento in misura ridotta non può integrare l’ipotesi di reato previsto dall’art. 570, comma 2, n. 2, c.p., e, dunque, non può scattare al verificarsi dell’inadempimento in sede civile.
Nel caso di specie, infatti, non è stata raggiunta in giudizio la prova che, per effetto dell’autoriduzione dell’assegno, fossero venuti a mancare al figlio dell’imputato i mezzi di sussistenza.
Anzi, era emerso che il padre si era comunque fatto carico delle spese straordinarie della refezione scolastica per il figlio e dell’acquisto di generi alimentari e vestiario, messi a disposizione del minore nel periodo da lui trascorso con il genitore, per cui era escluso lo stato di bisogno del piccolo.

Corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali” – 2019.

Sono aperte le iscrizioni alla III edizione del Corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali”. Il corso si articolerà in una serie di sei incontri a tematica multidisciplinare per una durata complessiva di 21 ore. Le lezioni si svolgeranno dalle 14:00 alle 17:30 presso il CNEL, viale David Lubin 2, Roma, nei seguenti venerdì del corrente anno: 4 ottobre, 11 ottobre, 18 ottobre, 25 ottobre, 31 ottobre (giovedì), 8 novembre 2019.  
Da tre anni, ormai, il corso si propone di dare una risposta alle maggiori questioni aperte in materia di migrazioni. Gli eventi dell’ultimo anno testimoniano una radicale modifica delle politiche di gestione delle migrazioni verso l’Europa e con esse dei connotati del fenomeno migratorio stesso, imponendo oggi nuove riflessioni. 

Se negli anni scorsi abbiamo cercato di rappresentare la complessità di un fenomeno, quello appunto migratorio, la cui cifra era costituita da un massiccio arrivo di migranti in Europa attraverso il Mar Mediterraneo, con il Corso del 2019 sorgono nuovi interrogativi. I dati dell’ultimo anno e mezzo depongono inequivocabilmente nel senso di una drastica riduzione degli ingressi, e tuttavia in Italia, ma anche nel resto d’Europa, la migrazione continua ad essere percepita alla stregua di un’emergenza e di un problema di sicurezza. Alcuni recenti interventi legislativi hanno poi pesantemente influito sui diritti dei migranti, con l’eliminazione dell’istituto della protezione umanitaria, la radicale modifica dei sistemi di accoglienza, la criminalizzazione di chi opera salvataggi in mare e, più in generale, con una progressiva riduzione delle tutele. Cosa si trova dunque alla radice dell’atteggiamento ostile nei confronti dei migranti? In che modo determinate politiche influenzano questa visione del mondo, spesso poco corrispondente a quanto ci racconta un’analisi per dati della realtà? Verso quale direzione intende andare l’Europa, quali soluzioni si propone di dare anche in modo di arginare le pulsioni contro i migranti? Quali sono i programmi di integrazione socio-culturale che si intende adottare?
All’indomani delle ultime elezioni europee, da molti definite come le più importanti della storia dell’Unione e sul cui esito ha influito in larga misura proprio il dibattito su questo tema, il corso si prefigge non soltanto l’obiettivo di fornire una fotografia, il più possibile multidisciplinare ed esaustiva, del fenomeno migratorio in Italia e in Europa. Obiettivo primario è anzitutto individuare i legami esistenti tra le migrazioni, i suoi protagonisti e il nostro continente, oltre che analizzare le ragioni dell’adozione da parte dei governi europei (ma non solo) di strategie di comunicazione ostili e di politiche che hanno complessivamente affievolito i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo. 
È per rispondere a questi ed altri interrogativi simili che l’Unione forense per la tutela dei diritti umani ha deciso di organizzare la III edizione del corso di specializzazione “Migrazioni, integrazione e democrazia. Profili giuridici, sociali e culturali”: una formazione specialistica che mira a fornire un quadro interdisciplinare della materia, attraverso l’analisi non solamente dell’aspetto prettamente giuridico o economico del fenomeno, ma altresì di quello demografico, nonché giornalistico, sociologico, medico e psicologico, cercando di giungere a una visione olistica della materia. Un taglio multidisciplinare di cui si è sentito chiaramente il bisogno, in risposta ai nuovi paradigmi della migrazione e che da quest’anno sarà altresì corroborato da una serie di interventi, interviste e dibattiti con chi opera sul campo, al fine di favorire la partecipazione attiva dei fruitori del corso. 

Il corso non è destinato unicamente ad operatori del diritto o a rappresentanti delle ONG specializzate nel settore dei diritti umani ma altresì a funzionari della pubblica amministrazione, mediatori culturali, medici, giornalisti, assistenti sociali nonché in generale a tutti coloro i quali intendano conseguire una specializzazione in materia. 
Ai partecipanti sarà offerto il “Dossier Statistico Immigrazione 2018”, realizzato da Idos in partenariato con Confronti, con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e la collaborazione dell’Unar. 
Il corso ha ricevuto il patrocinio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e del Consiglio Nazionale Forense (CNF). È stato richiesto altresì il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). 

Il corso è in attesa di accreditamento da parte del CNF per la formazione professionale
Per la frequenza al corso è dovuto un contributo a titolo di rimborso delle spese organizzative pari a € 366 (IVA compresa). Le iscrizioni dovranno pervenire alla segreteria dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani (Sig.ra Gioia Silvagni), tel. 06-8412940, email: info@unionedirittiumani.it, tramite apposito modulo di adesione, da compilare e inviare unitamente alla copia del bonifico bancario (IBAN: IT12X0306909606100000060078).

Al fine di agevolare chi non potesse recarsi a Roma e voglia seguire il nostro Corso, anche quest’anno è stata predisposta la possibilità di seguirci in modalità telematica tramite una apposita piattaforma online. I discenti che scelgano la modalità telematica potranno dunque collegarsi all’orario del corso e seguire comodamente da casa o dal proprio ufficio la lezione in diretta, ciascuno attraverso le proprie credenziali e il proprio account.

Trovate il programma del corso e la scheda di sintesi sul sito dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani.